Nel 2017 nasce il contratto Misto, (“Minotauro” per gli amici), figlio di una contrattazione tra azienda e sindacati sul “protocollo per lo sviluppo sostenibile” del nostro Gruppo, con un duplice scopo: porre un freno all’utilizzo delle collaborazioni autonome piene – prive di qualunque forma di tutela – e accrescere il numero di assunzioni, da tempo stagnanti a causa del contesto economico del Paese.
Intesa Sanpaolo diventa così la prima azienda italiana ad offrire -in via sperimentale- questa tipologia di contratto, che rappresenta un’assoluta novità nel nostro ordinamento.
Il collega con contratto Misto è un consulente finanziario con due distinti contratti di lavoro con lo stesso datore di lavoro:
- Il primo è un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato part-time verticale svolto, normalmente, nelle giornate di lunedì e martedì (15 ore);
- il secondo è un rapporto di lavoro autonomo con contratto di agenzia, che si svolge nei successivi tre giorni della settimana.
Dopo 2 anni questi colleghi avranno il diritto di scegliere se proseguire con questa tipologia di contratto oppure optare per passare al solo contratto a tempo indeterminato full time.
Proprio in funzione di questa doppia natura, di dipendente e di agente, il lavoratore acquisisce le tutele contrattuali proprie del rapporto di lavoro subordinato (lo stipendio, l’assistenza sanitaria integrativa, la previdenza complementare, le agevolazioni bancarie ecc.) e anche gli aspetti tipici dell’attività di consulente finanziario (l’autonomia di organizzazione e la retribuzione a provvigione).
Per l’assunzione è richiesta:la laurea,
- uno stage di 6 mesi in azienda,
- il superamento dell’esame per l’abilitazione alla professione di consulente finanziario (cui seguirà l’iscrizione all’albo),
- l’apertura della partita IVA.
Come organizzazione sindacale, per valutare bene gli interessi delle Lavoratrici e dei Lavoratori coinvolti – soprattutto per le esigenze connesse al rapporto di lavoro autonomo – abbiamo chiesto ad un campione di loro, prossimi allo scadere dei due anni, di fare il punto della situazione, elencandoci gli aspetti più problematici.
Dalle informazioni ricevute si deducono alcune cose interessanti: quella che sembrava essere la peculiarità principale del lavoratore, cioè l’abbinamento dei rapporti di lavoro subordinato e autonomo, di fatto è stata invece ridotta, a causa di motivi organizzativi aziendali e tecnici, ad un unico ruolo da subalterno.
Ci è stato riportato, infatti, che anche per la parte di prestazione svolta in qualità di agenti, i colleghi sono sottoposti a continui ed estenuanti monitoraggi da parte del coordinatore, riducendo così l’autonomia stessa del mandato.
Molteplici sono anche gli aspetti di natura tecnica che limitano in maniera considerevole lo svolgimento del ruolo di consulente finanziario (offerta fuori sede), di seguito alcuni esempi:
- Non sono gestibili i mutui, né il post-vendita delle polizze di tutela e delle polizze d’investimento, o la trasformazione dei conti correnti;
- Non è accessibile l’emulatore e il cruscotto dei conti correnti;
- Non è possibile gestire i clienti presenti nel portafoglio “da dipendenti”;
- Non si può utilizzare l’agenda ABC per fissare appuntamenti per i giorni di lunedì e martedì.
Inoltre solo in questi giorni è stata resa possibile l’apertura di un deposito titoli in OFD.
Tutti questi problemi costituiscono ostacoli non indifferenti che, nell’esercizio del lavoro di consulente finanziario (retribuito a provvigioni), comportano una perdita di tempo e, conseguentemente, una perdita economica.
Alcune di queste scelte effettuate dall’azienda appaiono comprensibili, essendo dettate dalla necessità di separare nettamente le due attività, altre sembrano invece in contrasto con le parole utilizzate sul sito aziendale per reclutare nuovi lavoratori: “Abbiamo unito stabilità e imprenditorialità in un’unica figura professionale!”
Sembra inoltre che, per la parte riguardante il contratto d’agenzia, l’azienda abbia lasciato ai colleghi una sola caratteristica: IL RISCHIO (e su quello sì, non interferisce).
Non possiamo esimerci dal valutare negativamente la modalità organizzative adottata sino ad oggi per gestire questa particolare forma di rapporto di lavoro. Al riguardo riportiamo una domanda posta da un collega “Minotauro”, dalla quale traspare in maniera chiara il proprio stato d’animo:
“NON SONO DIPENDENTE, MA NON SONO NEMMENO UN LIBERO PROFESSIONISTA, E ALLORA COSA SONO?”
Alla luce dell’esperienza maturata in questi anni e al mutato scenario del mondo del lavoro, abbiamo chiesto all’azienda di prendere atto del fatto che questa tipologia di rapporto di lavoro non ha più ragione d’essere. Al di là dei toni trionfalistici con i quali l’azienda ha celebrato il quarto anniversario dalla nascita del contratto misto, è fondamentale osservare che la quasi totalità dei circa 600 colleghi assunti con tale formula, una volta giunti alla scadenza del primo biennio hanno optato per la prosecuzione del solo contratto a tempo indeterminato full time, segno evidente che il contratto misto ha fatto la sua storia e va definitivamente archiviato tra gli esperimenti meno riusciti (diciamo pure tra quelli “empiricamente fallimentari”).
In previsione delle prossime assunzioni è quanto mai necessario tornare alle vecchie e sane abitudini, anziché lambiccarsi con formule astruse: contratti di lavoro subordinato a tempo pieno.
In ogni caso, in attesa che l’azienda ritorni sui propri passi, abbiamo individuato tra i nostri quadri sindacali alcuni referenti, che avranno il compito di seguire e analizzare le problematiche segnalate di volta in volta dai colleghi con contratto Misto, e ciò al fine di:
- tutelarli in maniera adeguata;
- migliorare le loro condizioni di lavoro (aggravate negli ultimi tempi dal fatto che, spesso, non ricevono il necessario supporto aziendale);
- assisterli in tutte le fasi del loro complicato rapporto di lavoro con la banca.
Milano, 05 luglio 2021
UNISIN GRUPPO INTESA SANPAOLO