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Marzo 2025: un mese per riflettere… un mese per agire! Sei Donna, capace e preparata… ma sei sindacalista! SINDACALISTA!

C’è un ritornello che mi torna in mente mentre penso alle riflessioni da proporre alla fine di questo mese di marzo: “una su mille ce la fa”. E in tanti ambiti, purtroppo, è ancora così.

Il Coordinamento UNISIN Donne & Pari Opportunità, da sempre in prima linea su temi sindacali e sociali, ha scelto di dedicare questo mese alle donne: alle loro conquiste, alle loro battaglie e a tutto ciò che resta ancora da fare.

Essere donna nel mondo del lavoro è già una sfida. Essere una donna capace, preparata e impegnata nel sindacato, senza smettere di essere anche una lavoratrice, lo è ancora di più. È una doppia sfida, perché significa non solo lottare per i propri diritti, ma anche per quelli di chi rappresentiamo.

Donne sindacaliste: doppia sfida, doppia discriminazione. I numeri parlano chiaro: le donne sono ancora sottorappresentate nei ruoli apicali, sia nelle aziende che nei sindacati stessi. Un paradosso che continua a penalizzare chi sceglie di impegnarsi per il bene collettivo, mettendola in una posizione di ulteriore vulnerabilità.

Gli ostacoli, a volte invisibili ma profondamente radicati, sono ovunque. Le discriminazioni di genere non sono sparite, si sono solo fatte più sottili e difficili da riconoscere.

E la situazione peggiora quando, paradossalmente, sono proprio alcune donne in ruoli apicali a riprodurre modelli di gestione rigidi e poco solidali, imitando stereotipi maschili anzichévalorizzare uno stile di leadership differente, basato su competenza, visione e sensibilità, svilendo il valore dell’impegno di chi sceglie stili orientati al supporto, alla collaborazione, ad una cultura organizzativa inclusiva e attenta alle diversità.

Il doppio peso di una scelta: sindacalista e lavoratrice.

Essere sindacalista significa assumersi una responsabilità che va oltre il proprio lavoro: significa rappresentare i colleghi, mettersi in prima linea per difendere i diritti di tutti, spesso a scapito della propria carriera.

Esclusione dai percorsi di carriera: l’impegno sindacale potrebbe essere visto come un limite, un segnale di indisponibilità “ per ruoli strategici.

Svalutazione delle competenze: anche le più preparate vengono spesso relegate a mansioni marginali.

Discriminazione velata: trasferimenti improvvisi, turni penalizzanti e altre strategie subdole potrebbero diventare strumenti di ritorsione.

A tutto questo si aggiunge la difficoltà di conciliare il ruolo sindacale con la vita privata e familiare, in un contesto che continua a imporre alle donne carichi di cura maggiori rispetto agli uomini.

E poi c’è un altro aspetto da non sottovalutare: il sindacalismo è ancora percepito come un’attività “scomoda” e conflittuale, un’etichetta che potrebbe isolare chi la esercita.

Cosa chiediamo per il futuro? Nel tempo abbiamo avanzato richieste chiare e oggi torniamo a ribadirle.

Tutela attiva contro le discriminazioni: occorre una maggiore e concreta tutela per le rappresentanti sindacali donne da eventuali ritorsioni.

Valorizzazione delle competenze sindacali: l’attività sindacale non deve essere vista come un ostacolo, ma come un valore aggiunto per la crescita professionale.

Tutela attiva contro le discriminazioni: occorre una maggiore e concreta tutela per le rappresentanti sindacali donne da eventuali ritorsioni.

Valorizzazione delle competenze sindacali: l’attività sindacale non deve essere vista come un ostacolo, ma come un valore aggiunto per la crescita professionale.

Sensibilizzazione culturale: serve un ulteriore cambiamento nelle aziende e nei sindacati per abbattere stereotipi e pregiudizi.

Sostegno alla conciliazione vita-lavoro: servono strumenti concreti per permettere alle donne sindacaliste di gestire i molteplici ruoli che ricoprono.

Essere donna, capace e sindacalista è un valore da difendere.
Le donne che scelgono di impegnarsi nel sindacato sono una risorsa straordinaria.

Portano un punto di vista essenziale, un contributo che potrebbe arricchire il mondo del lavoro e renderlo più equo, penalizzarle – sia da parte del datore di lavoro che dal sindacato stesso – significa impoverire l’intero sistema.

La sfida di oggi è garantire che questo impegno venga riconosciuto, valorizzato e protetto.

E allora chiediamoci: perché nel 2025 essere una sindacalista è ancora un ostacolo? Perché…

“Una su mille ce la fa”.

Daniela Foschetti

Coordinamento UNISIN Donne & Pari Opportunità