- Al Datore di lavoro di Intesa Sanpaolo S.p.A. Dr. Fabio Rastrelli
- Al R.S.P.P. di Intesa Sanpaolo S.p.A. Arch. Dario Russignaga
- Al Medico Coordinatore Intesa Sanpaolo Dott. Maurizio Coggiola
Oggetto: procedure di chiusura dipendenze
Abbiamo appreso nella riunione del 10/1/2022 che, a causa dell’inasprirsi della diffusione del virus, la struttura di Tutela Aziendale ha nel tempo disposto la chiusura di oltre 600 dipendenze e la successiva riapertura dopo un’opportuna sanificazione degli ambienti. Si tratta di una tendenza che ha avuto un incremento verticale, e che certamente non è destinata ad affievolirsi nel breve tempo.
Pur apprezzando lo sforzo a tutela dei colleghi, dalle evidenze in nostro possesso, abbiamo riscontrato che le procedure attivate non sembrano seguire uno schema standardizzato: infatti, mentre alcune Unità lavorative vengono chiuse con un solo caso riscontrato di positività al Covid, altre restano aperte nonostante i casi di positività risultino diversi. Inoltre, anche per le riaperture non sembra esservi uniformità di comportamenti; assistiamo a riaperture dopo una o due giornate di chiusura, come a chiusure anche di 10 giorni. A nostro avviso queste differenze discendono dall’attuale organizzazione della struttura di triage che non garantisce la tempestività nella gestione dei casi CoVid-19; pertanto ci si trova di fronte a Filiali che restano chiuse anche per giornate intere e Filiali che restano aperte pur in presenza di diversi casi Covid-19 accertati in attesa di sanificazione, a seguito dei forti ritardi da parte degli operatori del triage.
Abbiamo anche registrato che in diversi territori la decisione sulla chiusura o meno delle filiali e la conseguente sanificazione sono di fatto devolute al Ctpar. Queste strutture, per quanto a noi noto, spesso decidono di non chiudere per sanificazione asserendo che, trascorse 48 ore dall’ultima permanenza di persona positiva in Filiale, non sia più necessario operare in tal senso. Come RLS crediamo invece necessario provvedere sempre con immediatezza alla sanificazione dei locali in presenza di casi conclamati e certamente entro le 72 ore. Questa fantasiosa riduzione arbitraria ha l’effetto di eludere l’obbligo della sanificazione. Pensiamo, ad esempio, ai frequentissimi casi in cui l’azienda ha avuto notizia al sabato o alla domenica di nuove positività, con la persona coinvolta presente in ufficio al venerdì. Molto spesso abbiamo constatato che i Ctpar hanno dato istruzioni di riaprire regolarmente al lunedì senza sanificazione alcuna, nonostante si fosse ampiamente entro il termine delle 72 ore. Come RLS ribadiamo la necessità invece di provvedere alla sanificazione senza risparmio e con tempestività, anche quando si verifichino casi sospetti molto probabili, senza attendere gli esiti del tampone.
Pertanto, nell’ottica di tenere sotto controllo e gestire al meglio il fenomeno, fermo restando tutto quanto già espresso nelle nostre precedenti lettere, riteniamo opportuno che vengano definite e pubblicate nella sezione Notizie Covid della Intranet delle univoche istruzioni alle quali ogni struttura sia tenuta ad uniformarsi su tutto il territorio nazionale, con chiara indicazione dei criteri e delle tempistiche da adottare, avendo come unico obiettivo non solo la continuità del servizio ma anche l’innalzamento delle tutele a favore del personale coinvolto.
A tal proposito, segnaliamo che nella Intranet si legge tutt’ora che le mascherine FFP2 si possono tenere per 5 giorni, disposizione evidentemente sopravvissuta ad altri contesti, oggi profondamente mutati. Confermiamo la nostra richiesta di adozione esclusiva di tale DPI, da sostituirsi giornalmente, come peraltro evidenziato nel bugiardino presente nelle confezioni del prodotto.
Sollecitiamo, inoltre, l’aggiornamento delle disposizioni riguardanti le colleghe in gravidanza/allattamento per le quali il rientro in presenza è previsto ad oggi ancora al 31/01/22.
In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti e ribadiamo le richieste avanzate con lettera del 14/01 u.s.
Milano, 20/01/2022