intesa sanpaolo piano industriale 2011-2013 incontro del 15 giugno 2011: azienda riluttante dai pochi dati forniti emerge tuttavia con chiarezza che il managemet ha poche ed abusate idee, le solite: di fatto nessuna vera trattativa!
Mercoledì 15 giugno si è tenuto un altro inconcludente incontro, nell’ambito della procedura aperta lo scorso 30 maggio, in tema di riorganizzazione, ristrutturazione, riqualificazione e conseguenti tensioni occupazionali. unita’ sindacale falcri silcea dice basta ai tagli indiscriminati di personale! no alle “cacciate di massa”: i lavoratori che vorranno andarsene dovranno poterlo fare in modo volontario ed incentivato. no alla perdita delle “minime condizioni di dignità” rivenienti dagli accordi in essere che invece andrebbero ricontrattati per essere migliorati. e’ in gioco il futuro del gruppo e questo deve preoccupare tutti nel corso dell’incontro ci è stato riferito che il gruppo ha sofferto negli ultimi anni di una preoccupante e significativa riduzione dei volumi delle attività transazionali, l’azienda, conseguentemente, intenderebbe così intervenire per realizzare il “progetto 8.000” (che non sono metri ma persone!!!): – automatizzazione pressoché totale delle operazioni di prelievo e raddoppio dell’automazione sui versamenti; – intervento sui gestori con portafogli non completi, gestori definiti dall’azienda “insaturi”; – accorpamenti e/o chiusure di circa 400 filiali; – trasformazione di circa 600 filiali da “full” a “basic branch” … che, tradotto in linguaggio chiaramente comprensibile, significa che quelle filiali effettueranno prevalentemente attività commerciale; – sottrazione alla rete di attività amministrative per permettere alle stesse di dedicarsi con rinnovata determinazione a nuovi modi di acquisizione di clientela, dando concretezza al progetto di creazione di “nuovi mestieri”(fuori da ogni previsione contrattuale?! ndr); – ridisegno del modello operativo di rete con la creazione di ulteriori 8 poli principali (poli hub) che potrebbero coordinare dei distaccamenti; contemporanei probabili accorpamenti e/o chiusura di alcuni poli minori. questo comporterà per isgs una significativa contrazione degli organici unitamente ad un cospicuo “ aumento di produttività” a carico del personale così ridimensionato; – riorganizzazione e conseguente pesante riduzione degli organici delle strutture di governance centrali, regionali e di area, dove è stato individuato il maggior numero di “pensionabili”; – individuazione, nell’ambito dei singoli comparti operativi (bdt, dir. centrale, divisione corporate, isgs) del personale che entro il 31.12.2013 maturerà il diritto a pensione (ma non la finestra), per il momento quantificati in 2.445, misura inferiore ai 3.000 attesi. la procedura normata dall’articolo 18 del ccnl prevede che azienda e oo.ss “ricerchino le possibili soluzioni idonee a non disperdere il patrimonio umano e professionale presente nell’impresa”… questo però non sta avvenendo nei fatti: l’azienda si è limitata a tratteggiare sommariamente l’abbozzo di alcuni progetti, certamente lacunosi e carenti e sicuramente non idonei a fornire tutti gli elementi per una corretta e compiuta valutazione. la ricerca delle soluzioni idonee e l’esame delle proposte non può avvenire solo attraverso “atti di fede”. i recenti trascorsi (migration e fondo sanitario per citarne solo qualcuno) insegnano che a volte i buoni propositi si dimostrano alla prova dei fatti lacunosi. non possiamo permetterci che argomenti di possibile pesantissimo impatto sulla vita delle persone vengano affrontati con approccio dilettantistico. non possiamo seguire coloro che vorrebbero condurci verso un percorso che potrebbe presentare il rischio di creare “nuove forme di precariato anche tra chi il lavoro ce l’ha”: la probabilità è forte. unita’ sindacale falcri silcea, alla luce dei dati forniti, giudica il progetto una esercitazione teorica che potrebbe rivelarsi non sostenibile nell’applicazione pratica in quanto totalmente scollegata dal contesto reale. anche l’esasperazione della forzata migrazione da altre attività al comparto commerciale, in un contesto che invece presenta forte richiesta di attenzione alle reali esigenze della clientela (i richiami delle varie autority sono ormai quotidiani), è da noi ritenuta fuori tempo massimo e in totale controtendenza rispetto ai bisogni del paese. la drasticità delle misure proposte denuncia una totale incapacità da parte del management di aver saputo leggere e cogliere i segnali dei cambiamenti dei tempi. il nostro management è colpevole di aver messo in atto strategie che – alla prova dei fatti – hanno portato nel corso di un decennio a ripetuti tagli di personale con una conseguente scriteriata perdita di professionalità destinata a pesare sul futuro dell’azienda. troppo facile fare i manager – comunque lautamente ricompensati – con il rischio d’impresa solo sulle spalle dei lavoratori! unita’ sindacale falcri – silcea