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Un appuntamento importante quello di oggi, in una Regione, la Lombardia, che negli ultimi 8 anni ha perso 17.462 addetti, una contrazione pari al 19,9% (70.269 al 31/12/2018 contro 87.731 al 31/12/2010) oltre a un drastico ridimensionamento della rete degli sportelli che, dal 31.12.2010 al 31.12.2017, si sono ridotti di 1.180 unità, meno 17,8% (da 6.611 a 5.431).
A Milano, infatti, si è tenuto l’Attivo Unitario dei Rappresentanti sindacali di Milano e della Lombardia, per la presentazione della Piattaforma per il rinnovo del contratto del settore creditizio e finanziario.
Un contratto per valorizzare il ruolo dei bancari e per il rilancio del settore del credito, per lo sviluppo del Paese, la tutela del risparmio e della clientela, la crescita occupazionale e l’inclusività sociale.
All’incontro sono intervenute le Segreterie Nazionali: Mauro Bossola, Fabi – Sabrina Brezzo, First Cisl – Giuliano Calcagni, Fisac Cgil – Massimo Masi, Uilca – Emilio Contrasto, Unisin.
“Per il nuovo contratto nazionale di lavoro dovremo lottare e di questo i lavoratori sono consapevoli. La piattaforma delle richieste è fatta dai bancari per i bancari – dichiara Mauro Bossola, Segretario generale aggiunto della Fabi – e risponde concretamente alle esigenze dei lavoratori, ai processi di trasformazione delle banche e alla digitalizzazione, che costituiscono un rischio reale per alcune lavorazioni. Ora la piattaforma dev’essere convintamente sostenuta nelle assemblee; poi si tratterà di confrontarsi con Abi. Noi intendiamo aumentare gli stipendi e siamo legittimati a farlo visto l’andamento degli utili delle banche che altrimenti andranno ad arricchire i soliti noti”.
La piattaforma – commenta Riccardo Colombani, Segretario generale First Cisl – propone un nuovo modello di contratto. Non può pertanto essere definita solo come una piattaforma “alta” o “fortemente rivendicativa”, sulla base della quantità e corposità delle rivendicazioni economiche e normative, che pure sono importanti, ma va considerata invece per la qualità delle stesse rivendicazioni, che impattano sulla funzione sociale delle banche e perseguono il recupero identitario della categoria dei lavoratori bancari. Il “cambio di paradigma” che rivendichiamo consiste nell’introdurre, all’interno di un contratto collettivo che ha pur sempre forma privatistica, una dimensione pubblicistica: la legge, i risparmiatori, i cittadini sono parte interessata ed attiva di questo processo di cambiamento che ha per attori principali le banche e i lavoratori bancari. Il principio del “terzo attore contrattuale” (lo Stato, la società civile, che insieme costituiscono la “Res publica”) ispira fortemente tutte le imprescindibili rivendicazioni in materia economica, di allargamento dell’area contrattuale, di potenziamento delle tutele professionali e personali, di inquadramenti, e le unisce con un unico filo rosso”.
“È una piattaforma la cui direttrice principale – afferma Giuliano Calcagni, Segretario generale della Fisac Cgil – è data dalla battaglia sui diritti, che chiediamo tornino ad essere di nuovo uguali per tutte e tutti lavoratrici e lavoratori. Vogliamo mettere la forza sindacale del sindacato unitario per riconquistare diritti, una forza che si sprigiona per l’appunto attraverso la sua unità. È questa una piattaforma di diritti primo fra tutti il diritto alla reintegra per i giovani lavoratori assunti dopo il Jobs Act, lavorare perché si ripristini questo diritto può essere anche una forma di tutela contro le pressioni commerciali di scarsa profittabilità. È un contratto che segue la direttrice del valore dell’uguaglianza e per questa via, l’ulteriore rivendicazione relativa alla nostra richiesta di superamento del salario di ingresso”
“Dobbiamo pensare come Sindacato a un nuovo modello di banca del futuro – sottolinea Massimo Masi, Segretario generale Uilca. L´impatto, non solo attuale, ma anche futuro dei processi di digitalizzazione e delle relative ricadute sui lavoratori dovrà essere gestito attraverso l´istituzione di una «cabina di regia» permanente al fine di elaborare e proporre soluzioni per anticipare o gestire le conseguenze derivanti dalla digitalizzazione. Abbiamo anche pensato, ragionando a 360° al risvolto della medaglia e quindi al diritto della Lavoratrice e del Lavoratore a disconnettersi dagli strumenti di lavoro al termine dell´orario di lavoro giornaliero e nei periodi di riposo giornalieri, settimanali, delle ferie, di aspettativa, malattia. Ci batteremo affinché cessino le pressioni commerciali, che le vendite dei prodotti finanziari siano consapevoli e non legate al conseguimento di effimeri risultati”.
“Il monitoraggio dei processi di digitalizzazione e di trasformazione tecnologica ed il governo dei relativi impatti sul personale, sulle professionalità e, più in generale, sul modo di lavorare in banca – evidenzia Emilio Contrasto, Segretario generale Unisin – non può più essere di esclusivo appannaggio delle banche: in tal senso, la proposta di istituire un Organismo bilaterale, che sappia anche prospettare soluzioni negoziali, è un punto cruciale della Piattaforma e dimostra la piena consapevolezza del fenomeno da parte del Sindacato. Anche alla luce dei recenti tagli operati dal Governo ai Fondi per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, diviene ancora più lungimirante l’attenzione che la nostra Piattaforma riserva al tema della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Il tema, peraltro, anche in questo caso, è strettamente correlato a quello delle indebite pressioni commerciali, notoriamente causa di intenso stress lavoro correlato”.