La chiusura annunciata dei 4 Poli B.O. di ISGS – Roma, Genova, Cosenza e Forlì – non può essere archiviata tirando un semplice sospiro di sollievo per la soluzione ai 280 esuberi raggiunta con l’accordo quadro di Gruppo. Occorre infatti verificare come avverrà la ricollocazione di coloro che, privi dei requisiti per accedere al Fondo Esuberi, dovrebbero essere destinati ad altre attività : si tratta di persone, ognuna con i propri problemi personali, probabilmente segnate nell’entusiasmo, sicuramente disorientate
Come abbiamo scritto nel nostro comunicato dell’8 aprile, appare singolare leggere che alla base di questa scelta ci sarebbe una carenza di performance, mentre qualche settimana prima gli stessi Poli erano stati elogiati per la qualità del lavoro e rassicurati sul loro futuro. A questo punto sarebbe utile conoscere quali sono i modelli di performance presi a riferimento e le lavorazioni che non la raggiungono.
E non è irrilevante, anzi tutt’altro, sapere da chi verrà svolto il lavoro dei Poli in chiusura: ignoriamo il motivo per cui ogni qualvolta chiediamo di conoscere le attività dirottate in Romania, le risposte si susseguono sempre uguali e generiche (il trasferimento dall’Italia al Polo rumeno di Brasov di alcuni flussi di lavoro è da ricondursi unicamente a picchi di lavoro non gestibili sul nostro territorio) ma alla luce degli eventi la risposta appare incompleta al pari dell’assenza di una dettagliata elencazione delle società esterne alle quali vengono ” girate ” le lavorazioni di ISGS.
Giova ricordare che nel CCNL sottoscritto l’anno scorso uno dei punti più qualificanti è il rientro delle attività appaltate con la previsione persino di una verifica con le OOSS. Lo è ancora o lo era ?
Tra i colleghi è palpabile una diffusa preoccupazione per il timore che anche nel nostro Gruppo (al pari di quello che sta avvenendo in altri) si stia dirottando all’esterno la gestione di attività considerate non strategiche come ad esempio quelle amministrative, per concentrarsi prioritariamente sulla vendita di prodotti-servizi e che dietro la ricerca dell’eccellenza dei servizi si celi in realtà l’obiettivo di comprimere ulteriormente i cosiddetti costi operativi e conseguentemente snellire pesantemente gli organici. Il tutto in ragione di un dividendo generoso a tutti i costi, peraltro assicurato agli azionisti anche quest’anno.
Fosse questo lo scenario, UNISIN FALCRI SILCEA non potrebbe che esprimere contrarietà ad un simile progetto e perplessità per le nefaste ricadute sul personale. Ancora una volta affermiamo che il rischio di disperdere il capitale intellettuale e di esperienza rappresentato dalle colleghe e i colleghi di questo Gruppo, Intesa Sanpaolo Group Services compresa, non può essere corso. Soprattutto grazie a loro Intesa Sanpaolo ha raggiunto i risultati di cui dice di essere orgogliosa.
Milano, 22 aprile 2013
La Segreteria Aziendale